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BULLISMO? NO GRAZIE!

Lo presentano come un fenomeno del nostro tempo ma non è così. Il bullismo c’è sempre stato.

Magari non se ne aveva una definizione così netta, non era così semplice riscontrarne i contorni, poteva sembrare meno diffuso, ma di certo non è una novità dei giorni nostri.

Ma che cos’è di preciso il bullismo?

Per bullismo si intendono tutte quelle azioni di sistematica prevaricazione e sopruso messe in atto da parte di un bambino/adolescente, definito “bullo” (o da parte di un gruppo), nei confronti di un altro bambino/adolescente percepito come più debole, la vittima.

Secondo le definizioni date dagli studiosi del fenomeno , uno studente è oggetto di azioni di bullismo, ovvero è prevaricato o vittimizzato, quando viene esposto ripetutamente nel corso del tempo, alle azioni offensive messe in atto deliberatamente da uno o più compagni.

Non si fa quindi riferimento ad un singolo atto, ma a una serie di comportamenti portati avanti ripetutamente all’interno di un gruppo da parte di qualcuno, per avere potere su un’altra persona.

Il termine si riferisce al fenomeno nel suo complesso e include i comportamenti del bullo, quelli della vittima e anche di chi assiste.

ragazze bullismo

E’ possibile distinguere tra bullismo diretto, che comprende attacchi espliciti nei confronti della vittima e può essere di tipo fisico o verbale, e bullismo indiretto, più diffuso fra le ragazze, che danneggia la vittima nelle sue relazioni con le altre persone, attraverso atti come l’esclusione dal gruppo dei pari, l’isolamento, la diffusione di pettegolezzi e calunnie sul suo conto, il danneggiamento dei suoi rapporti di amicizia. Quando le azioni di bullismo si verificano attraverso Internet (posta elettronica, social network, chat, blog, forum), o attraverso il telefono cellulare si parla di cyberbullismo.

IDENTIKIT DEL BULLO: i dati a disposizione circa la fisiologia e le motivazioni del prevaricatore sono contrastanti, ma di solito l’immagine che viene fuori è duplice: da un lato può esserci una personalità fortemente narcisistica, dall’altro invece potrebbe esserci un ragazzo insicuro con una propensione all’aggressività, nella maggior parte dei casi istigato da fattori come l’invidia o il risentimento.

IL BULLO E’ SOLO? Spesso non lo è, i suoi cosiddetti “attendenti” non sono interessati ad un ruolo di primo piano nelle vessazioni, ma sono tuttavia direttamente coinvolti nella denigrazione della vittima o nell’incoraggiamento del bullo stesso a perpetrare le vessazioni. Spesso questi personaggi non intervengono in difesa dell’aggredito per paura di essere a loro volta vittimizzati ma anche per una propria idea personale, dettata dall’esperienza, in merito alle ingiustizie della vita. Questo tipo di atteggiamenti sottendono spesso alla creazione del fenomeno delle Baby Gang.

CHI E’ LA VITTIMA: la vittima è quasi sempre il diverso: vuoi che sia il suo colore, il sesso, l’orientamento religioso o in caso di ragazzi più grandi quello sessuale, ma in realtà basta essere troppo bassi o troppo alti, troppo grassi o troppo magri, troppo riservati o troppo socievoli, basta uno sciocco difetto fisico come le orecchie a sventola o il naso grosso, ma anche un abbigliamento “altro” da quello considerato alla moda. A volte basta una forte personalità. Tuttavia la vittima è di solito chi non riesce a scoraggiare i suoi aggressori e non riesce a dimostrare in qualche modo di non essere intenzionata a continuare a subire alcuna intimidazione né altri sintomi che possano favorirne l’insorgenza. Quei soggetti, infatti, che riescono subito a scoraggiare chiunque ad effettuare nuovi tentativi di approccio deviante, sono coloro che più di tutti riescono a sfuggire dal distruttivo ciclo abusivo. D’altro canto coloro che reagiscono rapidamente a situazioni nelle quali si percepiscono delle vittime, purtroppo tendono a diventare più frequentemente delle potenziali vittime del bullismo.

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COME SI CONTRASTA IL BULLISMO? La strategia migliore per combattere il bullismo è la prevenzione, alla base della quale c’è la promozione di un clima culturale, sociale ed emotivo in grado di scoraggiare sul nascere i comportamenti di prevaricazione e prepotenza. La scuola è il primo luogo di relazioni sociali per i bambini e, in virtù del suo ruolo educativo, ha la responsabilità di farsi portavoce di alcuni valori che possono aiutare a prevenire il bullismo, come promuovere la conoscenza reciproca, favorire l’autostima dei ragazzi, insegnare l’apertura verso la diversità e il rispetto degli altri, insegnare ad affrontare i conflitti invece di negarli, spiegare l’importanza del rispetto di regole di convivenza condivise, mettendole poi in pratica quotidianamente.

Riconoscere il bullismo non è sempre facile. Da parte di insegnanti e genitori sono necessari ascolto ed osservazione dei ragazzi.

Più il tempo passa, più i ruoli si definiscono e le conseguenze diventano dannose. Contro il bullismo si dovrebbero attivare sia la scuola che la famiglia: è importante che genitori e insegnanti comunichino tra loro e si metta in atto un intervento condiviso e coerente. Se un genitore ha il sospetto che il proprio figlio sia vittima o autore di episodi di bullismo, la prima cosa da fare è parlare e confrontarsi con gli insegnanti. Viceversa, se è un insegnante ad accorgersi di atti di bullismo, dovrebbe convocare i genitori, sia del bullo che della vittima, e organizzare insieme una strategia condivisa per porre fine alle prevaricazioni.

Allo stato attuale manca nel nostro Paese un investimento più consistente e una valutazione di questi progetti su larga scala così come è stato fatto in altri Paesi europei e occidentali.

Quello che bisogna ricordare è che il bullismo non è un gioco e non è una banale lite fra bambini, che i suoi meccanismi sono sfibranti perché reiterati nel tempo e spesso possono nascondere forti disagi anche da parte dei carnefici.

Tuttavia ciò non deve essere una giustificazione: una società che promuove una convivenza civile ha il dovere di stroncare sul nascere le prevaricazioni di sorta contribuendo alla formazione di soggetti consapevoli delle proprie possibilità e dei propri limiti, ma soprattutto deve pretendere di confrontarsi con ambienti scolastici e familiari pronti a sentirsi criticati e a mettersi in discussione senza riserve per il bene dei loro figli e di quelli degli altri.

Fonti: Telefono Azzurro, Wikipedia, Polizia di Stato.

Ulteriori informazioni: www.smontailbullo.it,

www.azzurro.it

www.poliziadistato.it